A conclusione del processo di consultazione (avviato sulla base di un apposito Libro verde), la Commissione ha presentato, il 27 giugno 2007, una comunicazione intesa a definire principi comuni in materia di flessicurezza per consentire agli Stati membri di sviluppare strategie di flessicurezza adattate al proprio contesto nazionale.
La comunicazione delinea proposte in merito a otto principi
comuni di flessicurezza che costituiscono dei riferimenti su cui
gli Stati membri dovrebbero concordare.
I principi comuni, quali concordati
al Consiglio occupazione, sono i seguenti:
la flessicurezza è un mezzo per rafforzare l’attuazione della
strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione e
promuovere un lavoro di qualità attraverso nuove forme di
flessibilità e sicurezza volte ad aumentare l’adattabilità,
l’occupazione e la coesione sociale;
la flessicurezza comporta la deliberata combinazione di forme
contrattuali flessibili e affidabili, strategie integrate di
apprendimento permanente, efficaci politiche attive del mercato
del lavoro e sistemi di protezione sociale moderni, adeguati e
sostenibili;
la flessicurezza implica un equilibrio tra diritti e
responsabilità di tutti gli interessati. Sulla base dei principi
comuni, ciascuno Stato membro dovrebbe elaborare proprie
modalità di flessicurezza ed i progressi dovrebbero essere
soggetti ad un’efficace sorveglianza;
la flessicurezza dovrebbe promuovere mercati del lavoro aperti,
reattivi e inclusivi, superando la segmentazione. Riguarda sia
gli occupati sia i non occupati. Le persone inattive, i
disoccupati, i lavoratori irregolari, i precari o quanti si
trovano ai margini del mercato del lavoro hanno bisogno di
vedersi offrire migliori opportunità, incentivi economici e
misure di sostegno per un più facile accesso al lavoro o di
supporti per essere aiutati a progredire verso un’occupazione
stabile e giuridicamente sicura. Il sostegno dovrebbe essere
disponibile per tutti gli occupati al fine di rimanere
occupabili, progredire e gestire le transizioni verso il mondo
del lavoro e da un posto di lavoro all’altro;
occorre promuovere la flessicurezza all’interno dell’impresa
come anche quella esterna; si deve incoraggiare la mobilità
ascendente come anche quella tra disoccupazione o inattività e
lavoro. Sono parimenti essenziali posti di lavoro di qualità
elevata e produttivi, una buona organizzazione del lavoro e un
continuo aggiornamento delle competenze;
la flessicurezza dovrebbe supportare la parità di genere;
la flessicurezza richiede un clima di fiducia e un ampio dialogo
tra tutte le parti interessate, in cui tutti siano pronti ad
assumersi la responsabilità del cambiamento in vista di
politiche socialmente equilibrate; importanza decisiva riveste
il coinvolgimento delle parti sociali nell’elaborazione ed
attuazione delle politiche di flessicurezza attraverso il
dialogo sociale e la contrattazione collettiva;
la flessicurezza dovrebbe restare pienamente compatibile con
bilanci pubblici sani e finanziariamente sostenibili; dovrebbe
inoltre prefiggersi un’equa distribuzione dei costi e benefici,
specie tra imprese, autorità pubbliche e singoli individui, con
un’attenzione particolare perla situazione specifica delle
piccole e medie imprese.
I principi comuni sono stati accolti con favore dal Parlamento
europeo e dal Consiglio occupazione che ha invitato la
Commissione ad assumere le iniziative necessarie per consentire
l’attuazione dell’approccio proposto per gli Stati membri.
Il Consiglio europeo del 13 e 14 marzo 2008, ha invitato gli
Stati membri ad attuare i principi comuni concordati di
flessicurezza delineando nei loro programmi nazionali di riforma
per il 2008 le modalità nazionali di attuazione di tali
principi.
Il 19 maggio 2008 la Commissione ha
lanciato, in cooperazione con le parti sociali europee, la
“missione per la flessicurezza”, un’iniziativa per contribuire
alla messa in pratica, a livello nazionale, della flessicurezza.