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Obiettivo: ottenerla tutti.
admin
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Appello agli sponsor

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C'è un enorme mercato che vi aspetta, cari locatori, negozianti, fornitori di ogni genere di beni e servizi!

E' il mercato dei disoccupati, attualmente non dotati, che avranno l'indennità di disoccupazione a brevissimo. E' un mercato che si estende a vista d'occhio: impossibile vederne il fondo!

Dovete accaparrarvelo assolutamente, o sarà la fine per i vostri affari, già ridotti.

La soluzione è quasi pronta (allo studio correttivi, a proposta). Dovete segnalare qui, registrandovi, la vostra adesione, con ragione sociale ed indirizzo, così da segnalarvi all'attenzione dei nuovi acquirenti, molto ben disposti all'acquisto.

I primi non saranno gli ultimi, perciò muovetevi!

Nell'oggetto indicate: "A me l'indennità importa tantissimo"
matilde
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dal Manifesto della Borsa

Messaggio da leggere da matilde »

Traggo dal Manifesto della Borsa quello che ci serve in questa sede e ringrazio gli autori per il sostegno:
N.1 LA PRECARIETÀ UCCIDE
N.2 LA PRECARIETÀ È ESISTENZIALE OLTRE CHE LAVORATIVA
N.3 LA PRECARIETÀ È STRUTTURALE
N.4 LA PRECARIETÀ È GENERALIZZATA
N.5 LA PRECARIETÀ È PRIVAZIONE DI SPAZIO, DI TEMPO
N.6 ANCHE CHI HA UN CONTRATTO STABILE È PRECARIO
N.7 LA PRECARIETÀ È DI CASA, QUANDO SI DEVONO PAGARE AFFITTI STELLARI
N.8 OGNI FLESSIBILITÀ SENZA GARANZIE E REDDITO SI TRASFORMA IN PRECARIETÀ
N.9 LA PRECARIETÀ È TUTTO INTORNO A TE, OVUNQUE
N.10 LA PRECARIETÀ È CONDIZIONE INTIMA ALLA METROPOLI
N.11 LA PRECARIETÀ È L'EUROPA DEL PROFITTO
N.12 LA PRECARIETÀ È NELLA SOCIETÀ, DOVE C'È IL DOMINIO DELL'ESSERE UMANO SULL'ESSERE UMANO
N.13 LA PRECARIETÀ È NEL CORPO, E SPEGNE IL CERVELLO
N.14 LA PRECARIETÀ È DONNA
N.15 LA PRECARIETÀ È GIOVANE MA NON SOLO
N.16 COMBATTERE LA PRECARIETÀ SIGNIFICA CONOSCERE LE DINAMICHE DEL POTERE E COME SI PRODUCE RICCHEZZA
N.17 COMBATTERE LA PRECARIETÀ SIGNIFICA SUPERARE LE PAURE INDIVIDUALI PER COSTRUIRE FIDUCIA COLLETTIVA
N.18 LA CRISI FINANZIARIA È ALIMENTATA DALLA PRECARIETÀ
N.19 STOLTO È CHI CREDE CHE SIANO I PRECARI A CAUSARE LA CRISI FINANZIARIA
N.20 LA CRISI FINANZIARIA È MADRE E SORELLA DELLE CRISI AMBIENTALI
N.21 DOVE CI SONO SOLDI PER SALVARE LE BANCHE CI SARANNO ANCHE PER DARE UN'ESISTENZA DEGNA AI PRECARI
N.22 I PRECARI AMANO, SOFFRONO, CREANO, VIVONO; LE BANCHE SPECULANO
N.23 I BROKER NON FANNO I BABY SITTER NEGLI ASILO NIDO
N.24 ANCHE I BROKER PIANGONO: CIÒ NON CI INTRISTISCE
N.25 GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI NON DEVONO SERVIRE AD AMMORTIZZARE LE PERDITE DEGLI SPECULATORI
N.26 LA CRISI FINANZIARIA VE LA PAGATE
N.27 FRA LA BORSA E LA VITA SCEGLIAMO LA VITA
N.28 LA PRECARIETÀ È POTENZIALMENTE SOVVERSIVA
N.29 LA PRECARIETÀ È NELLE NOSTRE VITE
N.30 LA PRECARIETÀ È UNA BRUTTA VITA
N.31 LA PRECARIETÀ È IL SENTIMENTO D' IMPOTENZA
N.32 LA PRECARIETÀ SI ALIMENTA CON IL CONSENSO E IL RICATTO
N.33 LA LOTTA CONTRO LA PRECARIETA' E' GIOIA
N.34 SE LA PRECARIETÀ È PENITENZA, LA COSPIRAZIONE FRA PRECARI È IL RISCATTO
N.35 COSPIRARE È RESPIRARE INSIEME
N.36 IL LAVORO È MIGRANTE È TRANSNAZIONALE
N.37 NELLA CONDIZIONE MIGRANTE VI È L'APOTEOSI DELLA PRECARIETÀ
N.38 IL LEGAME TRA PERMESSO DI SOGGIORNO E CONTRATTO DI LAVORO PRECARIZZA E RICATTA I LAVORATORI E LE
LAVORATRICI MIGRANTI
N.39 SE I MIGRANTI SONO RICATTABILI, TUTTO IL LAVORO SI PRECARIZZA
N.40 LA BOSSI-FINI È UNA LEGGE SUL LAVORO E PRODUCE PRECARIETÀ
N.41 LA BOSSI-FINI PRODUCE CLANDESTINITÀ
N.42 ANCHE SE NON TUTTI POSSIAMO ESSERE ESPULSI SE PERDIAMO IL LAVORO, SIAMO TUTTI CLANDESTINI
N.43 NESSUNA PERSONA NASCE CLANDESTINA
N.44 IL RAZZISMO NON È SOLO CULTURA, MA UNA SCELTA POLITICA VOLUTA
N.45 IN ITALIA E IN EUROPA, OVUNQUE, IL RAZZISMO C'È: LO PRATICANO GOVERNI E ISTITUZIONI.
N.46 IL RAZZISMO ISTITUZIONALE RENDE POSSIBILE LO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO MIGRANTE
N.47 LA COSCIENZA DELLA PRECARIETÀ DISTRUGGE IL CONSENSO
N.48 LA GARANZIA DI REDDITO INTACCA IL RICATTO
N.49 I SOLDI PUBBLICI DEVONO CREARE SERVIZI PER LA COLLETTIVITÀ
N.50 LA PRECARIETÀ SI RIBALTA IN LIBERTÀ, SOLO SE C'È GARANZIA DI REDDITO, CASA, SAPERE, MOVIMENTO, SALUTE, SOCIALITÀ, AMORE
N.51 IL REDDITO NON È CONSUMO :?: IO, SE CE L'HO, ME LO CONSUMO TUTTO
N.52 REDDITO SIGNIFICA SCELTA
N.53 POTER SCEGLIERE EQUIVALE A POTER RIFIUTARE
N.54 VOGLIAMO POTER RIFIUTARE UN BRUTTO LAVORO
N.55 VOGLIAMO RIFIUTARE UN BRUTTO AMBIENTE DI LAVORO
N.56 VOGLIAMO POTER RIFIUTARE SFAVOREVOLI CONDIZIONI DI LAVORO
N.57 VOGLIAMO RIFIUTARE IL LAVORO PERCHÈ È BRUTTO IN SÈ :?: A ME GUSTA UN SACCO
N.58 NON VOGLIAMO CHE NESSUNO LAVORI AL NOSTRO POSTO
N.59 NON VOGLIAMO CHE QUALCUN ALTRO VIVA SFRUTTANDO IL NOSTRO LAVORO
N.60 LAVORIAMO PER VIVERE
N.61 NON VIVIAMO PER LAVORARE
N.62 POTER RIFIUTARE SIGNIFICA POTER PRETENDERE
N.63 PRETENDERE È RIVENDICARE
N.64 RIVENDICARE VUOL DIRE MIGLIORARE
N.65 MIGLIORARE SIGNIFICA VIVERE MEGLIO
N.66 UNA VITA MIGLIORE È UNA VITA PIÙ DEGNA
N.67 UNA SOVVENZIONE PUBBLICA PER PAGARE UN SALARIO DA FAME IN CAMBIO DEL LAVORO DI CURA DI UNA DONNA MIGRANTE NON E' WELFARE.
N.68 I DIRITTI SONO PER TUTTI/E, NEL LAVORO, OLTRE IL LAVORO
N.69 I SALARI DEVONO GARANTIRE UNA VITA VERA E NON DI SACRIFICI
N.70 I CONTRATTI DEVONO ESSERE POCHI E CHIARI
N.71 IL PROFITTO DELLE IMPRESE È PRECARIETÀ :?: IN CHE TERMINI?
N.72 DIMINUIRE IL PROFITTO DELLE AZIENDE È DIMINUIRE LA PRECARIETÀ :?: VOLETE PROPRIO SCORAGGIARMI A DIVENTARE AUTONOMA? DIVENTERO' NEMICA QUINDI, E SCHIFOSISSIMA PADRONA, SE MI METTO A FARE LE GRATTACHECCHE?
N.73 LA RENDITA È PRECARIETÀ
N.74 LA PRECARIETÀ È SCHIAVITÙ AI BRAND
N.75 SAN PRECARIO È IL SANTO LAICO DEI PRECARI :?: NON MI PIACE PERCHE' STA IN GINOCCHIO
N.76 SAN PRECARIO È UN BENE COMUNE :?: VEDI SOPRA
N.77 SAN PRECARIO È UNA 'ISTITUZIONE DELL'IMMAGINARIO COLLETTIVO :?: VEDI SOPRA
N.78 LA PROPRIETÀ DEI SAPERI È PRECARIETÀ
N.79 LA CONDIVISIONE DEI SAPERI È LIBERTÀ
N.80 IL PEER TO PEER È LIBERAZIONE
N.81 OPEN NON È FREE
N.82 LA CONDIVISIONE DEI PENSIERI/SAPERI È POTENZA
N.83 LA CONDIVISIONE È RICCHEZZA
N.84 LA SCUOLA È IL LABORATORIO DELLA CONDIVISIONE
N.85 LA SCUOLA È UN BENE COMUNE
N.86 LA SCUOLA PUBBLICA È UN BALUARDO CONTRO LA BARBARIE
N.87 LA SCUOLA È CONTAMINAZIONE DI CULTURE, MESCOLANZA DI ESPERIENZA,
N.88 LA SCUOLA È LA PROFEZIA DEL FUTURO
N.89 SE SFREGI LA SCUOLA, TI GIOCHI IL DOMANI
N.90 GELMINI NON FA RIMA CON SCUOLA :?: LE TESI VANNO OLTRE I TEMPI DI UN GOVERNO, QUINDI I NOMI DOVREBBERO ESSERE OMESSI
N.91 PRECARIETÀ NON FA RIMA CON SICUREZZA
N.92 ESERCITO NON FA RIMA CON SICUREZZA
N.93 I CENTRI DI PERMANENZA PER MIGRANTI SONO DEI LAGER
N.94 L' EUROMAYDAY È CONFORME ALLE 95 TESI E SI BATTE PER ESSE
N.95 OGNI APPARENTE CONTRADDIZIONE È A CARICO DELLA PRECARIETÀ

sottoscrivo con riserva per punti interrogativi posti
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:ugeek:
Il contatto con Paolo Dova, incrociato da una mia amica romana al barcamp e del quale mi aveva parlato, ha destato la mia curiosità e sono andata a vedere chi fosse mai, e cioè se uno da prendere sul serio o un chiacchierone dei soliti.
Ho trovato qualcosa che mi ha molto interessata, quindi vi sottopongo alcune riflessioni perchè di sostenitori capaci di parlare a Bruxelles abbiamo tutti bisogno per l'indi, dato che lì danno per scontato che tutti l'abbiamo già, non sapendo la fregatura che nasconde la gestione separata, dove i fondi accumulati li prendono i dirigenti, se ho ben capito, e non i poveri disgraziati.
Ditemi cosa ne pensate, perchè forse è venuto il momento di rivalutare gli psicologi (che per molto tempo ci hanno delusi).
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In uno scritto giovanile di Paolo Dova (1988) che precorre i tempi, si trovano alcuni passaggi interessanti che descrivono pienamente l’attuale stato dell’evoluzione sociale occidentale e globale
di Damiano Mazzotti

Esaminiamone alcuni: …quando oggi viviamo concretamente in un pantano culturale e politico! Anziché farneticare su concetti astratti, denunciamo i fatti e il non fatto, studiamo le leggi, non per riimmaginarle alla luce di nuovi e vecchi miti, ma per applicarle.
Trasformiamo l’obsoleto esercizio di riflessione morale o sulla morale, in esercizio civico, in operato concreto, in piena presa di coscienza e partecipazione politica. Non ammettiamo più il passivo diritto di lamentela continua e personalistica, impariamo a scegliere di volta in volta.
Se ci manipolano e infinocchiano costituiamoci in parte civile anziché essere muto mormorio. Delle due una: o stiamo “bene” e allora non lamentiamoci come bambini viziati, oppure impegniamoci concretamente a partire dalla analisi di quanto maggiormente ci disturba. Se ci disturba ad esempio l’azione di rimbambimento dei mass-media, cominciamo a sospendere la collaborazione al loro operato.

-Ma il difficile appunto sta nel non soggiacere alla diffusa narcosi legalmente riconosciuta (lavaggi del cervello mediatici e psicofarmaci), nel circolo vizioso che conduce al disagio e alla malattia.
Ridiamoci allora più tempo per riamministrare l’esistenza ritrovandone senso invece di scontento. Opponiamo alle rigide leggi dell’economie di mercato la ragionevole legge di una economia esistenziale, con borsa forse più povera, ma tempo più ricco. Non ci rendiamo conto di vendere il nostro tempo, la nostra vita, paurosamente sottocosto. Forse l’angoscia esistenziale deriva in realtà da tale condizione in ultima analisi, invece dei metamotivi dichiarati delle innumerevoli discipline che si definiscono terapeutiche.

-La Socioanalisi introduce il concetto di democrazia psichica, cioè del grado di libertà psicologica che sussiste all’interno di un sistema costituito.
Se ci troviamo in presenza di sofferenza psichica, di uno stato di crisi che non si risolve, questo significa che siamo parte di un totalitarismo che agisce a livello mentale. Occorre allora un operato differenziante che riporti alla singolarità, prima attraverso il distacco dagli schemi obbligati e poi lungo traiettorie soggettive di rifondazione privata e pubblica.

- Se il tempo del lavoro rimane ancora dannazione per la prevalenza di tutti noi (e nel 2008 il tempo del non lavoro del disoccupato o sottoccupato), facciamo in modo che non sia altrettanto per l’altro tempo che ci rimane, non strutturandolo secondo gli stessi schemi e ritmi, altrimenti incorriamo nella destrutturazione psichica (rincoglionimento) o nelle maglie del Valium & C… Bisogna bilanciare il lavoro fonte di ansia e di rigetto con attività liberamente scelte, un lavoro autonomo di ricerca, studio, di dibattito aperto su cose e problemi concreti e appassionanti.

Dunque la Socioanalisi, aliena da classificazioni date, non ci considera come oggetti da curare, bensì come soggetti che si devono “autocurare” e o autorealizzare. E’ un operato concreto che responsabilizza e non chiacchiera spesso inconcludente che deresponsabilizza. E’ anche una messa in discussione dei rapporti di forza e uno studio privato e pubblico dei rapporti di potere per una consapevolizzazione e spettacolarizzazione più dinamica e positiva.

Concluderei con una citazione di Foucault (L’ordine del discorso, pag. 247): “E, se la prigione assomiglia agli ospedali, alle fabbriche, alle scuole, alle caserme, come può meravigliare che tutte queste cose assomiglino alle prigioni?

P.S. La politica è l’ombra gettata nella società dal grande capitale e così resterà finché il potere sarà in mano al business privato attraverso il controllo privato delle banche, della terra e dell’industria, e fino quando sarà rafforzata dall’influenza diretta sui giornali, agenzia di stampa, e i vari servizi di pubblicità e propaganda (John Dewey, Filosofo Sociale).

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:ugeek:
E questi, poi, da dove sono sbucati?
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Ma noi c'abbiamo Il Pellicano!
lunedì 20 ottobre 2008 - Redazione
Da sempre portatori di cultura, gli Psicologi italiani da oggi hanno qualcosa in più da tramandare ai posteri: Il Pellicano (??: http://www.opl.it/news/leggi.asp?ART_ID=4768).

Nel frattempo, la scuola italiana si trasforma: i maestri ballano e girano e come nel gioco delle tre carte ne resta solo uno. Le classi si dividono a seconda della razza: italiani, asiatici, cinesi, cingalesi, bengalesi, ticinesi, palermitani e froci. Le classi per gli ebrei e per i “negher” solo se ci stanno.

Per la lingua, si dice: siccome noi italiani sappiamo solo il dialetto e qualche parola d'italiano, è meglio che stiamo separati da tutti gli altri, che invece sanno anche l'inglese.

Ma noi Psicologi non abbiamo tempo per pensarci... neanche per scrivere una lettera in cui informare tutti quanti che saremmo la categoria professionale da interpellare per pareri su casi come questi. Neanche per dire che imparare le lingue nell'infanzia non è un gran problema.

No. Noi abbiamo già contribuito alla scuola italiana: con il pellicano.

Già, la scuola. Con tutti i suoi Psicologi. Strutturati, strapagati, a migliaia, a milioni, nelle scuole. E importanti, nel loro ruolo fondante per comprendere i processi evolutivi, educativi, per gestire sportelli di consulenza e supervisioni del gruppo insegnanti, per fare formazione ed educazione.

Perché la scuola non fornisce solo sterili concetti, no: la scuola educa, grazie al Pellicano!

Sarà di certo fra di loro, il Pellicano. Fra uno dei milioni di Psicologi scolastici che offrono un contributo così importante ad ampliare le prospettive degli studenti italiani.

Oppure... oppure... nelle carceri. Si, sarà nelle carceri, il Pellicano. Dove migliaia e migliaia di Psicologi strutturati lavorano duramente, ogni giorno, con stabili contratti statali per contribuire a quel ruolo rieducativo che le nostre carceri modello sanno offrire.

“Più Psicologi che guardie!”. Ve lo ricordate? questo il motto del Pellicano, agli albori della sua gloriosa storia! Che di anno in anno si rinnova, quando ad ogni concorso centinaia di Psicologi entrano a far parte del mondo della rieducazione...

Ma no, dice qualcuno: la Psicologia, quella vera, è all'Università. Nelle nostre gloriose università, culla della ricerca mondiale, meta dell'immigrazione di milioni di Psicologi da tutto il mondo, che cercano di affermarsi qui, nel paradiso della ricerca, perché nei loro paesi non potranno mai realizzarsi professionalmente a causa del nepotismo, delle raccomandazioni, degli stipendi di ricerca da fame, della scarsità di fondi.

Il Pellicano è qui, nelle Università.

E se invece fosse in una delle Alte Scuole di Formazione alla Psicoterapia, Il Pellicano? in una di queste benemerite istituzioni che hanno fatto la storia della nostra professione, garantendo una formazione di eccellenza senza chiedere in cambio nulla che non sia possibile riguadagnare in breve con il surplus di formazione offerto? si, è qui Il Pellicano, qui dove la crema della nostra professione apprende i trucchi del mestiere, facendo della propria professione un'arte appresa dalla quotidiana pratica del rapporto con il paziente.

Il Pellicano è qui, fra i nostri Maestri di mestiere e di vita, che hanno a cuore il futuro di una generazione di loro pari e per questo se ne curano, con amore e senza avidità alcuna.

O forse il Pellicano è negli ospedali, dove centinaia di migliaia di Psicologi lavorano in corsia, fianco a fianco ai medici e agli infermieri, per fornire finalmente quell'assistenza Psicologica ospedaliera al malato che era una chimera fino a pochi anni fa, quando gli Psicologi in un ospedale erano 4, gli psichiatri 40, i medici 400.

Il Pellicano è sicuramente qui, negli ospedali, fra i nostri colleghi dirigenti che hanno saputo coordinarsi e agire per valorizzare il nostro ruolo, per potenziare i servizi di Psicologia ospedaliera, per ottenere primariati, borse di studio per tirocinanti e specializzandi.

Qui, fra dirigenti e sindacalisti che hanno svolto fino in fondo il loro ruolo, c'è di certo Il Pellicano!

No. Il Pellicano è fra i bambini, dove le future generazioni hanno radici. Il Pellicano è fra gli Psicologi infantili, che tanto hanno contribuito con la loro capillare presenza sul territorio, garantita dai LEA e sostenuta da solidi contratti con le ASL, fianco a fianco con i pediatri e i neuropsichiatri, allo sviluppo dei bambini.

Qui sta Il Pellicano: fra questi benefattori dell'umanità, che hanno smontato pezzo a pezzo il paradigma della patologia psichiatrica infantile, per cogliere l'essenza dello sviluppo umano, liberandola dal vincolo della diagnosi, del test, del Ritalin e della certificazione. Milioni di famiglie in giubilante attesa accoglieranno Il Pellicano che giunge trionfante dai servizi per l'età evolutiva...

O forse Il Pellicano è fra i benefattori della nostra Cassa, la cui illuminata gestione ha conservato il capitale in tempi difficili, rivalutandone il valore nel tempo, consolidandolo con l'acquisto di immobili di pregio e partecipazioni in solide realtà produttive? si, deve essere qui, fra coloro i quali, grazie alle loro approfondite conoscenze finanziarie e all'oculata scelta di consulenti, hanno saputo garantire a tutti noi un avvenire certo e una custodia sicura per il nostro denaro.

Il Pellicano è qui, all'ENPAP.

Ma poi ci viene un dubbio... e se Il Pellicano fosse all'Ordine? in fondo è qui che si decide, con determinazione e saggezza, della nostra professione. Qui sono rappresentati gli Psicologi italiani, che con libere elezioni partecipate al 90% hanno eletto una maggioranza di liberi professionisti sotto i 40 anni scelti fra i più svariati settori della Psicologia.

La Psicologia italiana è nata qui, in seno agli ordini, da questo ricco crogiuolo di giovani cervelli creativi che ha saputo portare la professione dove sta oggi: nelle scuole, in parlamento, nelle ASL, nelle Regioni per partecipare alle decisioni generali sulla salute, nei Comuni per portare servizi e cultura al cittadino, a contatto con la gente, nelle aziende per aumentare sicurezza sul lavoro e ottimizzazione dei processi produttivi.

Il Pellicano è qui: all'Ordine. Il vincitore può ritirare la sua “statuetta artistica” quando vuole, tanto il banchetto è sempre aperto perché i soldi non ci mancano, con tutto quello che guadagnano gli Psicologi.

Ma poi, che ci serve a noi un lavoro? noi c'abbiamo Il Pellicano!

Per informazioni, complimenti, rime baciate, invettive, imprecazioni e tutto quanto possa suggerirvi la vostra fantasia più sadica e sfrenata all'indirizzo de “Il Pellicano”, consultate il sito dell'Ordine Psicologi Lombardia, in particolare a questa pagina: http://www.opl.it/news/leggi.asp?ART_ID=4768.

Nota: per l'invio di mail relative al Pellicano, in particolare se di contenuto non adatto ad un pubblico infantile, suggeriamo l'utilizzo di indirizzo mail anonimo (yahoo e simili).
verygod
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Re: citazioni e contatti

Messaggio da leggere da verygod »

admin ha scritto::ugeek:
Il contatto con Paolo Dova, incrociato da una mia amica romana al barcamp e del quale mi aveva parlato, ha destato la mia curiosità e sono andata a vedere chi fosse mai, e cioè se uno da prendere sul serio o un chiacchierone dei soliti.
Ho trovato qualcosa che mi ha molto interessata
, quindi vi sottopongo alcune riflessioni perchè di sostenitori capaci di parlare a Bruxelles abbiamo tutti bisogno per l'indi, dato che lì danno per scontato che tutti l'abbiamo già, non sapendo la fregatura che nasconde la gestione separata, dove i fondi accumulati li prendono i dirigenti, se ho ben capito, e non i poveri disgraziati.
Ditemi cosa ne pensate, perchè forse è venuto il momento di rivalutare gli psicologi (che per molto tempo ci hanno delusi).
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In uno scritto giovanile di Paolo Dova (1988) che precorre i tempi, si trovano alcuni passaggi interessanti che descrivono pienamente l’attuale stato dell’evoluzione sociale occidentale e globale
di Damiano Mazzotti

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A 'corredo' di quanto gentilmente pubblicato, aggiungo sotto qualche chiarimento informale ed una precisazione essenziale : le etichette 'ufficiali' di psicosociologo, membro della Società Filosofica Italiana e 'compagnia cantando', sono ben lontane dal chiarire il tipo di approccio al quale ho lavorato oltre dieci anni in completo isolamento ed autonomia intellettuale. L'ulteriore definizione di 'psicosinergetica', utilizzata nel mio CortocircuitOne, come nel seminario R&S che conduco, ha anch'essa un valore programmatico, il senso di una ricerca che si spinge al di là delle discipline che Michel Foucault chiamava "massicce e compatte", per trovare un possibile minimo comun denominatore. Motto del seminario R&S-SIPS di cui alla pagina http://www.eprouverture.com/disseminazi ... s&search=1 e 'dintorni' è, non a caso, "Le sens est la recherche du sens", il Senso più profondo sta dunque nella sua stessa ricerca.

Riporto ora quanto informalmente ribadito a chi si crede 'incapace di capire', commettendo in tal modo il più grave 'peccato' di... storica 'connivenza'.

Da: paolo.dova ...........
Oggetto: Re: R: Re: per opportuna conoscenza
Data: 21 ottobre 2008 16:31:18 GMT+02:00
A: laura.spampinato..........

A ridacci... Laura,

finché si continua a credere che solo i 'guru' possano dominare, non si disporrà
di quegli stessi strumenti che loro utilizzano per gestire la baracca. Così è il gatto
che si morde la coda.

Sei tu che non devi sottovalutarti. Il libro verde che ho scorso rapidamente non è
ad un livello di complicazione minore delle 'mie' cose, si tratta solo di piani diversi,
di approcci interpretativi un po' più dietrologici forse.

Come ho già avuto modo di scrivere in alcuni interventi sul web siamo tutti dentro
un romanzo di Dan Brown, ma, mentre lui e Umberto Eco fanno cassetta, i 'poveri cristi'
tirano la carretta.

Se ci si abituasse a porre le questioni giuste, forse i ruoli cambierebbero un po'.
Nel testo commentato su http://www.reportonline.it/article10127.html (fatte salve
le variazioni stilistiche inserite che non sono mie e stonano qua e là), scrivevo
fra l'altro : "Sarebbe un bello sport di massa quello in cui tutti chiedessero ragione
del fatto e del fatto fare", tuttavia, per 'farlo', occorre porsi quelle domande nel modo
più consono... Altrimenti il cosiddetto 'potere' resta ai 'guru' ed è inutile lamentarsi.

Comprix?
pd


Il giorno 21/ott/08, alle ore 15:31, <laura.spampinato@fastwebnet.it> ha scritto:

tu mi sopravvaluti, Paolo: io non capisco proprio le cose complicate che per te
sono normali. I miei guizzi simpatici sono frutto di banali ispirazioni. Ma lì
mi fermo, sai. Allora tagliamo la testa al toro: quando capiti a Milano ci
vediamo e ci prendiamo tu una birra e io un succo di ananas e ne parliamo.
Guarda che ti ho risposto molto rispettosamente nel blog per il tuo contributo
all'indi, sperando che qualche economista ci faccia un po' di conti. Grazie
Abbraccio
Laura

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gliel'ho detto al Ministero

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Ieri ho avuto occasione di dirglielo che la libertà di scegliere il percorso di lavoro è limitata dal fatto che si perde il diritto all'indennità di disoccupazione alla fine dell'incarico se si va a lavorare in co.co.pro. . Bisogna farglielo presente perchè loro non ci pensano a queste cose, presi come sono a parlare del PON, del POR, e tutte quelle altre sigle straniere.
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da Atdalit reazione ad affermazioni Presidente Consiglio

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L'agenzia Reuters ha riportato oggi 5 giugno 2009, la seguente notizia:

"Silvio Berlusconi non ritiene che in Italia vi
siano 1,6 milioni di lavoratori privi di sostegno
in caso di licenziamento, come affermato dal
governatore della Banca d'Italia Mario Draghi
nelle Considerazioni finali lette all'Assemblea annuale.

Parlando nella trasmissione radiofonica di
RadioRai Radio Anch'io, Berlusconi ha infatti
detto: "È un'affermazione del governatore che non
corrisponde alle cose che emergono dalla realtà
che noi conosciamo dell'economia italiana".

Draghi ha sollecitato il governo a razionalizzare
il sistema di ammortizzatori sociali affiancando
misure di sostegno al reddito per coloro che sono privi di coperture.

Berlusconi ha rivendicato oggi l'azione di
governo tesa ad aumentare le tutele ai
disoccupati di fronte alla crisi economica,
ipotizzando un innalzamento della percentuale di
bonus una tantum concesso ai collaboratori a progetto che perdono il lavoro.

"Il governo ha stanziato per i prossimi due anni
34 miliardi di euro, ampliando il sistema della
cassa integrazione precedente in modo che nessun
italiano che perda il lavoro non possa usufruirne
e resti isolato", ha detto Berlusconi".



Problemi famigliari, veline, voli di Stato,
complotti mediatici internazionali, ecc., sono i
temi lungo i quali si è sviluppata la campagna elettorale.

Non rientra nei nostri scopi ed obiettivi
intervenire su queste tematiche e per questo
motivo ci siamo astenuti da qualsiasi commento.

Oggi però il Presidente del Consiglio ha ritenuto
di intervenire su di una materia che ci riguarda
direttamente ed in modo molto pesante.

E' quindi nostro diritto / dovere esprimere il
nostro pensiero che non può che essere di
profondo sdegno per affermazioni che, al solo
scopo di alzare il tiro nella fase finale della
campagna elettorale, offendono la sensibilità di
tante persone che si trovano a vivere sulla loro
pelle la condizione denunciata non solo dal
Governatore Draghi ma, anche, dal Presidente di
Confindustria, dalle Organizzazioni Sindacali e
da una marea di esperti di economia.

Quanti di noi hanno perso il lavoro senza poter
trovare un minimo di sostegno al reddito, quanti
di noi hanno visto colleghi di lavoro buttati in
mezzo ad una strada senza alcuna forma di
protezione. E quante famiglie vivono da anni
condizioni di grave indigenza proprio per la
perdita del posto di lavoro di un padre o di una madre.

Lo denunciamo da anni, lo testimoniano studi,
convegni, indagini giornalistiche. E sappiamo
bene che l'attuale crisi non ha fatto che
ampliare una situazione già di per sé critica.
Precari giovani e meno giovani, con la perdita di
posti di lavoro indegni sia da un punto di vista
economico che contrattuale, sono andati ad
ingrossare le già numerose file di quei
lavoratori "maturi" che da anni si sono visti
negare il diritto ad un lavoro e ad un reddito.

Sono anni che le Associazioni di volontariato
dedite al sostegno dei più deboli denunciano
l'aumento delle famiglie italiane che si
rivolgono a loro, sono anni che gli stessi dati
Istat riferiscono di oltre 2.5 milioni di famiglie sotto la soglia di povertà.

Per rimanere in un campo da noi ben conosciuto il
nostro paese ha un tasso di occupazione degli
over50 attestato al 32,5% a ben 17,5 punti
dall'obiettivo del 50% fissato dalla Comunità
Europea per il 2010. Un obiettivo sottoscritto
dall'Italia ed in particolare da un precedente
Governo Berlusconi, E non entriamo nel merito del
livello della disoccupazione femminile dove la
distanza tra l'Italia e gli altri paesi della UE è abissale.

Affermazioni quali quelle fatte dal Presidente
del Consiglio sono inaccettabili nella loro
superficialità, nella pochezza delle
argomentazioni a sostegno, nella mancanza di
rispetto per tanti italiani che ben sanno con
quali difficoltà devono fare i conti ogni giorno.

Armando Rinaldi

avevo appena acceso tv e subito dopo aver sentito il pezzo al quale Atdalit si riferisce ho spento indignata
Se non fosse per la mia famiglia, sarei alla fame adesso,come ex co.co.pro. !!!
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