Fonte: Servizio Politiche Territoriali
polterritoriali@uil.it
UIL VADEMECUM 2009 PER LA CONTRATTAZIONE CON LE AUTONOMIE LOCALI
PREMESSA Il momento di crisi economica e di recessione richiede una serie di interventi mirati e coordinati dei vari livelli di Governo, per attutire l’impatto della crisi sull’occupazione e il potere di acquisto dei salari e delle pensioni. Infatti, nei prossimi mesi, dovremo fare i conti con problemi occupazionali, in aggiunta ad una caduta dei consumi e dei redditi fissi che ci sta portando ad un impoverimento generale. Per questi motivi crediamo sia necessaria una strategia incisiva e determinata. In questo quadro occorrono una serie di interventi per il sostegno al reddito, per l’estensione dei sistemi di protezione sociale e, quindi, anche più incisivi ammortizzatori sociali. E’ necessario estendere le tutele a chi oggi ne è escluso e rischia di pagare, maggiormente, gli effetti della crisi, quali i lavoratori “flessibili” (contratti a tempo determinato, apprendisti, somministrati e contratti a progetto monomandatari). Così come è necessario creare un sistema in base al quale le persone non siano licenziate, ma vengano sospese e possano usufruire di un sostegno al reddito, con la prospettiva poi di essere riassorbiti dalla stessa ditta. Unitamente, ovviamente, a percorsi formativi straordinari e di reinserimento nel mercato del lavoro. In questa ottica occorre “fare sistema”. A nostro avviso, ognuno deve fare la propria parte e affrontare le priorità che la crisi finanziaria provoca: lo Stato centrale certamente, ma anche il sistema delle Autonomie Locali. Da parte nostra, abbiamo posto l’urgenza di una nuova politica economica, indicando come priorità delle priorità la necessità di avviare un processo che riconoscesse, a coloro che in questi anni hanno visto il loro reddito fortemente eroso a vantaggio di altri segmenti sociali, il giusto: lavoratori dipendenti e pensionati. Questa priorità l’abbiamo indicata al Governo centrale e agli Enti Locali. Abbiamo indicato, da buon sindacato propositivo, anche soluzioni e strade che coniugassero equità, giustizia sociale e compatibilità finanziarie come, ad esempio, anche per l’IRPEF Comunale e Regionale, l’introduzione di una NO TAX AREA e della progressività delle aliquote per i lavoratori dipendenti e pensionati. Il Decreto 185, il cosiddetto piano anticrisi, va appunto in questa direzione, dal momento che per la prima volta vengono ridistribuite risorse, con il “bonus”, esclusivamente ai lavoratori dipendenti e pensionati. Tuttavia abbiamo, anche, sottolineato come le risorse complessive stanziate siano, ancora, del tutto insufficienti. Per questo crediamo che occorra “fare sistema” tra Stato, Autonomie Locali e Parti Sociali ed Economiche in quanto, se ognuno per la sua parte mettesse un pezzo, le risorse (oggi insufficienti) sia per sostenere il potere di acquisto dei salari e delle pensioni, che per gli ammortizzatori sociali, potrebbero “rimpinguarsi”. Noi proponiamo un innovativo patto per lo sviluppo che dia valore al lavoro, alle imprese e all’innovazione, partendo dagli ammortizzatori sociali che devono essere garantiti, come detto, a tutte le tipologie contrattuali. Si tratta di mettere in campo un vero e proprio patto sociale ed istituzionale, sulla scorta di protocolli siglati in questi giorni come, ad esempio, il protocollo di intesa siglato tra Regione Veneto e Organizzazioni Sindacali. Accordo che punta, in maniera innovativa, alla riprogrammazione dei Fondi Strutturali Europei in funzione anticrisi aumentando da una parte le risorse destinate agli ammortizzatori sociali e al sostegno al reddito e, dall’altra, destinando maggiori risorse per i corsi di riqualificazione dei lavoratori e sul loro reimpiego. Il protocollo di intesa siglato dall’ANCI Toscana con le Organizzazioni Sindacali è invece mirato al contenimento del peso della fiscalità locale, nell’ottica di non aumentare le tariffe dei servizi pubblici locali e, al tempo stesso, di garantire soluzioni più favorevoli nell’applicazione dell’imposte locali a coloro che usufruiscono degli ammortizzatori sociali.
LE PROPOSTE A LIVELLO REGIONALE Sulla base delle indicazioni della Commissione Europea sull’utilizzo delle risorse delle Politiche di Coesione in chiave anticrisi, contenute nella Comunicazione del 16 Dicembre 2008, le Regioni possono e debbono attivare tutte le iniziative previste. Oltre alla riprogrammazione degli interventi, la Comunicazione della Commissione indica l’esigenza di accelerare gli investimenti dei Fondi Strutturali (FSE, FESR) e di incoraggiare gli Stati membri a far ricorso, nell’ambito delle Politiche di Coesione, alle iniziative lanciate dal Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) e dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI). In questa ottica, chiediamo, che si impegnino risorse adeguate del FSE al sistema degli ammortizzatori sociali, anche in un’ottica di anticipare e spendere subito una quota rilevante delle risorse assegnate alla singole Regioni. Si tratta di risorse che per il 2007 – 2013 ammontano a 13,7 Miliardi di euro comprensivi del cofinanziamento sia nazionale che regionale. Di queste risorse, 13,2 Miliardi di euro sono stati programmati dalle Regioni e 0,5 Miliardi di euro dallo Stato centrale attraverso due Programmi Operativi (Centro-Nord e Mezzogiorno). Per quanto riguarda la formazione/riqualificazione una parte delle risorse del FSE dovranno essere orientate per i corsi di riqualificazione dei lavoratori e sul reimpiego.
Le parti sociali, da parte loro, si possono impegnare ad attivare gli Enti Bilaterali per supportare finanziariamente, sulla base di specifici accordi sindacali, prioritariamente le risorse per il sostegno al reddito dei lavoratori. Almeno le Regioni che non sono alle prese con l’extradeficit sanitario e hanno deliberato una maggiorazione dell’Addizionale Regionale IRPEF, prevedano delle soglie di deduzione (NO TAX AREA) per i redditi fissi, e, per questi redditi la progressività dell’aliquota per scaglioni di reddito. A fronte di ciò le parti sociali si impegnano ad intervenire presso il Governo per allentare la stretta del patto di stabilità, al fine di liberare risorse per lo sviluppo. In sintesi: 1. le Regioni riprogrammano i Programmi Operativi Regionali FSE, FESR FEARS e del FAS, individuando maggiori risorse destinate agli ammortizzatori sociali, alla formazione professionale e agli investimenti infrastrutturali. 2. Le Regioni, per sostenere il potere di acquisto dei salari e delle pensioni, rimodulino l’Addizionale Regionale IRPEF a favore dei lavoratori dipendenti e pensionati. 3. Le parti sociali si impegnano ad intervenire presso lo Stato centrale, affinchè reintroduca il principio che il co-finanziamento regionale e nazionale per i Fondi Strutturali Europei, non sia imputato ai fini del rispetto del Patto di Stabilità e, nel contempo, che non si vincolino le Regioni “virtuose” (ovvero quelle che destinano maggiori risorse al sistema degli ammortizzatori sociali) a finanziare con almeno il 70% delle risorse FAS di loro competenza, le azioni cardine previste dalla Legge 133/08 (potenziamento della rete infrastrutturale, ivi comprese le reti di telecomunicazione e quelle energetiche).
LE PROPOSTE A LIVELLO PROVINCIALE Le Province dispongono tributi propri, sui quali hanno l’autonomia di deliberare le aliquote e di conseguenza di determinarne il gettito e di compartecipazioni ai tributi erariali. Sono tutti tributi, comprese le compartecipazioni, che hanno la caratteristica di essere definiti tributi dinamici, ovvero anche ad invarianza di aliquota il gettito aumenta di anno in anno. Sono tributi propri l’Imposta Provinciale di Trascrizione (IPT); il Canone per l’occupazione di spazi e aree provinciali (COSAP); l’Addizionale Provinciale sul consumo elettrico; il Tributo Provinciale Ambientale ai quali si aggiungono le compartecipazioni al gettito nazionale IRPEF e l’Imposta sulla assicurazioni RCA. In particolare: l’IPT si applica sulla base di una apposita tariffa stabilita a livello nazionale. Ogni provincia può deliberare l’aumento delle tariffe di base dell’imposta fino ad un massimo del 30%. L’Addizionale Provinciale all’accisa sull’energia elettrica è istituita in favore delle province per qualsiasi uso effettuato in locali e luoghi diversi dalle abitazioni, per tutte le utenze, fino al limite massimo di 200.000 KWH di consumo al mese. La misura dell’accisa è di euro 9,30 per mille KWH. Le Province possono, però, deliberare aumenti fino a euro 11,40 per mille KWH.
Il Tributo Provinciale Ambientale e’ applicato alle tariffe e/o alla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. E’ facoltà della Provincia istituire il tributo. L’aliquota viene stabilita annualmente dalla Provincia con una maggiorazione fino ad un massimo del 5%. Chiediamo, in particolare, che le Province, attingendo dall’aumento del gettito di questi tributi, attivino maggiori investimenti per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, per la manutenzione delle strade e per ridurre il carico fiscale sulle famiglie. A fronte di ciò le parti sociali si impegnano ad intervenire presso il Governo per allentare la stretta del patto di stabilità, al fine di liberare risorse per lo sviluppo. In sintesi: 1. Le Province attivino maggiori investimenti per la messa in sicurezza degli edifici scolastici e per la manutenzione delle strade, attingendo dalle maggiori entrate che provengono dall’IPT, dalla COSAP, dall’Addizionale Provinciale sul consumo elettrico e dall’Imposta sulla assicurazioni RCA. 2. Le Province per sostenere i redditi delle famiglie diminuiscano, di almeno un punto in percentuale, l’aliquota sul tributo Provinciale Ambientale a favore di tutte le utenze. 3. Le parti sociali si impegnano ad intervenire presso lo Stato centrale, affinchè le spese per gli investimenti non sia imputate ai fini del rispetto del Patto di Stabilità.
LE PROPOSTE A LIVELLO COMUNALE Occorrono azioni mirate al contenimento della fiscalità locale, nell’ottica di non aumentare le tariffe dei servizi pubblici locali e, al tempo stesso, di garantire ricadute più favorevoli, nell’applicazione dell’imposte locali, a coloro che vivono con reddito fisso. Siamo consapevoli dello stato della finanza pubblica, date le riduzioni dei trasferimenti previste dalle manovre economiche e dal blocco degli aumenti delle Addizionali e della soppressione dell’ICI sulla prima casa, ma sarebbe saggio e necessario, che i Comuni comprendessero che le scelte politico finanziarie a livello locale, inevitabilmente, non saranno ininfluenti rispetto all’”emergenza reddito” che sta colpendo il nostro Paese. Si tratta, da una parte, di evitare incrementi della Tassa/Tariffa Rifiuti e delle tariffe di altri servizi locali (rette degli asili nido, refezione scolastica, trasporto pubblico locale) che sarebbero insopportabili per le tasche dei lavoratori dipendenti e pensionati. Soprattutto proponiamo, che per il 2009, ci sia una rivisitazione del modo di applicazione delle Addizionali Comunali IRPEF premiando, una volta tanto, coloro che pagano per intero le tasse: lavoratori dipendenti e pensionati. Il tutto utilizzando, con criteri di equità, lo strumento (facoltativo) per le Amministrazioni Locali di stabilire soglie di esenzione “in presenza di specifici requisiti reddituali”, che dovrebbero essere non i generici bassi redditi (spesso autodichiarati), ma quelli di coloro che vivono con redditi fissi. Non convince il meccanismo dell’esenzione “secca” per fasce di reddito, in quanto presenta aspetti di iniquità, perché fino alla fascia di reddito esente non si paga nulla, basta, invece, avere un reddito al di sopra, anche di 1 euro, ecco che si paga interamente l’imposta.
Senza considerare il fatto che, in questo modo, c’è il rischio di premiare coloro che sono infedeli al fisco. Si potrebbe pensare, in alternativa, ad un contributo economico (bonus), riservato esclusivamente ai lavoratori dipendenti e pensionati, che abbiano un reddito fino ai 35.000 euro, sulla scorta quanto previsto a livello nazionale dal Decreto anticrisi e di analoghe decisioni prese da alcuni Comuni (Bergamo e Parma). D’altronde, i Comuni, in questi due ultimi anni, hanno fatto “cassa”, anche ad invarianza di aliquote, per effetto dell’aumento della base imponibile, dovuto sia alla naturale crescita del gettito fiscale, che all’effetto della soppressione delle deduzioni per carichi di famiglia, sostituite dalle detrazioni d’imposta. Pertanto, tra aumenti di aliquote e della base imponibile, si sono registrati incrementi, che noi stimiamo, nel periodo di imposta 2006/2008 di circa il 71%, del gettito delle Addizionali. Le parti sociali si impegnano ad un’azione verso il Governo e il Parlamento per garantire l’allentamento dei vincoli del Patto di Stabilità e la certezza dei tempi nell’erogazione dei trasferimenti erariali. In sintesi: 1. I Comuni si impegnano nell’applicazione delle Addizionali Comunali IRPEF 2009 distinguendo il reddito da lavoro dipendente e pensione dagli altri, introducendo una deduzione rivolta solo ai lavoratori dipendenti e ai pensionati (NO TAX AREA), prevedendo deduzioni dalla base imponibile per questi redditi e applicando aliquote progressive per scaglioni di reddito. In alternativa, l’erogazione di un contributo economico (bonus), riservato esclusivamente ai lavoratori dipendenti e pensionati, che abbiano un reddito fino ai 35.000 euro. 2. I Comuni si impegnano ad non aumentare le tariffe per i servizi pubblici, compresa la tassa tariffa rifiuti solidi urbani, in alternativa si impegnano ad aumenti contenuti al tasso d’inflazione programmata. 3. I Comuni si impegnano ad aumentare la spesa per gli investimenti pubblici, dando priorità alle opere esecutive. 4. Le parti sociali si impegnano ad intervenire presso lo Stato centrale, affinchè le spese per gli investimenti non sia imputate ai fini del rispetto del Patto di Stabilità.
Gennaio 2009